P13 UJAMAA “Sostenibilità”

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P13 UJAMAA “Sostenibilità”

“Non ci può essere pace senza sviluppo equo… e non ci può essere sviluppo senza gestione sostenibile dell’ambiente in uno spazio democratico e pacifico. Questo cambiamento è un’idea che dobbiamo realizzare adesso”

E’ una frase significativa tratta dal discorso della Prof.ssa Wangari Maathai, fondatrice del “Green Belt Movement”, alla consegna del premio Nobel per la Pace. Vogliamo inoltre dedicare questa tappa ad Agitu Ideo Gudeta, imprenditrice etiope trapiantata in trentino, fondatrice dell’azienda agricola bio “La capra felice” in Valle dei Mocheni (TN), barbaramente uccisa il 29 dicembre 2020.

Wangari Maathai, attivista Kenyota, biologa, fondatrice del “Green Belt Movement” discorso alla consegna del Premio Nobel per la Pace 2004 Breve biografia di Wangari Maathai: Attivista, biologa, Wangari Maathai ha sempre combattuto le proprie battaglie con gesti pacifici, ma radicali. Figlia femmina di un agricoltore degli anni ‘40, lotta per assicurarsi un’istruzione. Grazie al programma “Ponte aereo Kennedy” destinato agli studenti meritevoli, si laurea in biologia presso l’Università di Pittsburgh. Consegue un dottorato presso le Università di Giessen e di Monaco nel 1971, diventa docente di Anatomia Veterinaria all’Università di Nairobi nel 1975, preside del dipartimento nel 1976 e professoressa associata nel 1977. È la prima donna a raggiungere queste posizioni. Wangari Maathai lotta, sì, e non solo per se stessa. Porta avanti battaglie contro le discriminazioni salariali di genere, diventa membro della Croce Rossa, del Consiglio nazionale delle donne del Kenya e dell’Environmental Liaison Centre, che promuove la partecipazione delle organizzazioni non governative al Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente. Nel 1977, nel tentativo di dare forma all’idea di una coltivazione sostenibile “basata sulla comunità”, fonda il Green Belt Movement, un movimento ecofemminista che vede nell’atto di piantare alberi una forma di azione radicale contro i sistemi che creano povertà rurale. Allo stesso tempo, rappresenta una soluzione a un problema molto concreto. In dieci anni, l’organizzazione si espande: dal Kenya arriva fino in Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho, Etiopia e Zimbabwe. Grazie al suo impegno sociale e ambientale, nel 2003 Wangari Maathai diventa viceministro dell’ambiente del governo presieduto da Mwai Kibaki e rimane in carica per due anni. Nel 2004 viene insignita del Premio Nobel per il suo contributo a uno sviluppo sostenibile, alla democrazia e alla pace. Muore di tumore del 2011, ma non senza lasciare in eredità i frutti di una vita di battaglie: 51 milioni di alberi piantati in Kenya e 30.000 donne formate in attività come la silvicoltura e l’apicoltura, in grado di assicurare un reddito ma preservare le risorse e la diversità degli ecosistemi. Altre parti salienti del discorso effettuato da W. Maathai alla consegna del Nobel: …“Insieme, abbiamo piantato oltre 30 milioni di alberi che forniscono combustibile, cibo, alloggio e reddito per sostenere l’istruzione dei loro figli e i fabbisogni delle famiglie. L’attività crea anche lavoro e permette di migliorare il suolo e i bacini idrici. Attraverso il loro coinvolgimento, le donne conseguono anche un certo grado di potere sulle proprie vite, specialmente per quanto riguarda la propria posizione sociale ed economica e il loro ruolo in famiglia.” …“Anche se inizialmente la piantumazione degli alberi da parte del Green Belt Movement non era riferita a questioni come la democrazia e la pace, presto è diventato evidente che la gestione responsabile dell’ambiente era impossibile senza uno spazio democratico. Quindi l’albero è diventato un simbolo della lotta democratica in Kenya. I cittadini si sono mobilitati contro abuso di potere, corruzione e cattiva gestione ambientale. Nel Parco Uhuru di Nairobi, nel Freedom Corner, e in molte parti del Paese, alberi di pace sono stati piantati per richiedere il rilascio di prigionieri di coscienza e una transizione pacifica alla democrazia.” …“l’albero è diventato anche un simbolo di pace e democratica risoluzione dei conflitti, specialmente durante gli scontri etnici in Kenya, quando il Green Belt Movement ha utilizzato gli alberi della pace per riconciliare fra loro le comunità in lotta. Durante la riscrittura ancora in corso della Costituzione del Kenya, simili alberi della pace sono stati piantati in molte zone del Paese per promuovere una cultura di pace. Usare gli alberi come simboli di pace significa essere fedeli a una diffusa tradizione africana.”

“Vorrei fare appello ai giovani perché si impegnino in attività capaci di contribuire al raggiungimento dei loro sogni a lungo termine. Essi possiedono l’energia e la creatività necessarie per costruire un futuro sostenibile. A questi giovani dico: “Voi siete un dono per le vostre comunità e certamente per il mondo. Siete la nostra speranza e il nostro futuro.”

Chi siamo

L’associazione Culturale UJAMAA è presente a Marostica dal gennaio 2006. UJAMAA è un termine in lingua Swahili e significa “unione, famiglia, gruppo”, si identifica con una tipica scultura africana in legno d’ebano che unisce più persone, tenute per mano.
L’associazione nasce con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche di tipo socio-culturali, affrontando temi quali le migrazioni, l’informazione sui molti «conflitti dimenticati», il ruolo della solidarietà internazionale, il rispetto per l’ambiente, il consumo critico e lo sviluppo sostenibile. La mission è quella di sensibilizzare la popolazione sulle tematiche sopra indicate, promuovendo il rispetto e la convivenza pacifica tra i popoli. L’associazione fa parte della Consulta fra le Associazioni Culturali del Territorio di Marostica.